Nel commemorare il quinto centenario dalla morte di Amerigo Vespucci, abbiamo selezionato dalle nostre collezioni, alcuni documenti, carte geografiche, sculture, medaglie e stampe, che nell'insieme offrono una vista inedita dell'esploratore fiorentino. Di questa esposizione il contributo senza dubbio più importante è la biografia inedita di Vespucci ad opera di Giovanni Fabbroni compilata in occasione del concorso bandito dall'Accademia Etrusca.
Il 17 marzo 1786 Reginaldo Sellari, Segretario Perpetuo dell'Accademia Etrusca, pubblicava un bando per un premio per "il miglior elogio di Amerigo Vespucci." Istituito grazie a una donazione del rappresentante del Re di Francia a Firenze Louis de Durfort, il premio auspicava la partecipazione di autori che non si limitassero alla ricostruzione erudita della vita e delle imprese di Vespucci ma ne contestualizzassero il significato storico in un quadro più ampio da cui far emergere "vantaggi e svantaggi della scoperta dell'America fino all'epoca presente." Il bando, infine, incoraggiava una comparazione tra il sistema di governo promosso dal Granduca di Toscana Pietro Leopoldo e quello adottato dagli Stati Uniti. Si trattava di un quesito molto complesso che attualizzava, non poco artificiosamente, la ricostruzione della vita di Vespucci.
Dopo una prima tornata senza esito, un nuovo bando e una nuova commissione coronarono vincitore del concorso lo scritto Elogio d'Amerigo Vespucci del padre scolopio Stanislao Canovai (1740-1812). Allievo del matematico Gregorio Fontana e insegnante di matematica e fisica alle Scuole Pie di Firenze, Canovai glissò abilmente le insidie sollevate nel bando dal quesito politico-istituzionale per concentrare la propria attenzione sulla vita di Vespucci e, soprattutto, su una ricostruzione esauriente e riccamente documentata della risoluzione del problema della longitudine che ancora oggi merita l'attenzione degli storici.
Al concorso del 1787 partecipò anche il più giovane Giovanni Frabbroni (1752-1822), vice-direttore del Regio Museo di Fisica e Storia Naturale di Firenze e assistente di Felice Fontana. Diversamente da Canovai, Fabbroni era uno scienziato laico e illuminista, in contatto con una fitta rete internazionale di studiosi e naturalisti, tra cui spiccano i nomi di Benjamin Franklin e Thomas Jefferson. In un periodo nel quale la ricerca scientifica costituiva uno strumento di emancipazione politica e culturale, era naturale per Fabbroni partecipare a un concorso nel quale più che l'erudizione veniva richiesto un contributo innovativo e "filosofico" alla ricostruzione della vita di Vespucci. Coadiuvato dal fratello Adamo, Giovanni presentò dunque una biografia di Vespucci che non solo non rinunciava all'invito di legare la vita dell'esploratore fiorentino a questioni molto più attuali, ma riusciva in alcuni casi a rendere armonica la rigorosa ricostruzione storica con lo spirito illuminista che ne faceva da filo conduttore. Così, forse per la prima volta, Fabbroni metteva in evidenza la curiosità filosofica, aperta e tollerante di Vespucci nei confronti delle tribù selvagge, un aspetto che per sé solo invita alla lettura di questo scritto. L'edizione dell'Elogio è stata preparata per l'occasione della mostra da Anna Passavanti.
Oltre all'inedito Elogio di Fabbroni, la mostra offre una variegata compagine di documenti relativi a Vespucci. Ad esempio, il busto di Vespucci di Giovan Battista Foggini oggi esposto nella Sala V del Museo Galileo proviene dalla Galleria degli Uffizi, da cui venne prelevato da Giovanni Fabbroni nel 1790 per essere collocato nelle sale del Regio Museo di Fisica e Storia Naturale. O, ancora, il planisfero di Lopo Homem, una delle più antiche carte portoghesi, che rappresenta i limiti costieri del mondo conosciuto verso la metà del Cinquecento. Significativamente, sul retro si trova la scritta a mano: "carta del 1554 comprende anco america".
Il legame tra l'esploratore fiorentino, la sua città e la storia della scienza, inoltre, veniva sottolineato per la prima volta nella celebre raccolta di incisioni Nova reperta preparata tra il 1587 e il 1589 dal pittore Giovanni Stradano, su commissione del letterato fiorentino Luigi Alamanni. Delle ventiquattro incisioni che esaltano le principali scoperte scientifiche e tecnologiche dell'era moderna, addirittura sei vedono Vespucci protagonista e, in quella dedicata all'astrolabio, il suo nome è significativamente associato all'effigie e ai versi di Dante Alighieri.
Infine altri documenti minori ma non meno interessanti offrono viste poco note di Vespucci e della sua opera.
Marco Beretta
Firenze, 10 giugno 2012