I quattro concerti sono stati l’occasione per ascoltare in prima esecuzione assoluta altrettante composizioni, che interpretano il moto delle comete e dei quattro satelliti di Giove, il dialogo tra un astronomo e un satellite, e alcune ricerche di Leonardo da Vinci: 39P/OTERMA di Antonio Galanti, RX-J 18–56.5 Ovvero il satellite animato di Roberto Becheri, 5 Aforismi su testi di Leonardo da Vinci di Barbara Rettagliati e Quattro satelliti per orchestra di Gianmarco Contini.
Le sale del Museo hanno accolto anche l’esecuzione di: Macchine inutili (2005-06) di Francesco Antonioni, ispirate al lavoro di Bruno Munari e dirette da Antonioni medesimo; Il colore dei numeri (2012) di Paolo Furlani, un omaggio a Paul Klee; Pulsar (2014) di Ivano Battison, per tre fisarmoniche.
I quattro argomenti scelti per questi incontri – Dialoghi cosmici, Stelle danzanti, Da Firenze alle stelle e Macchine sonore – hanno illustrato il contesto storico-filosofico dei temi a cui si ispiravano i concerti, concentrandosi sull’idea di viaggio astronomico, sulle macchine sonore di Leonardo da Vinci, sull’utilità delle macchine “inutili” e sul percorso che ha portato l’uomo a diventare “abitante del cielo”.
La sala che ospita l’imponente modello cosmologico di Antonio Santucci e quelle attigue sono state trasformate in spazi sonori nei quali erano immersi musicisti e ascoltatori-visitatori. Le quattro diverse interpretazioni di Serenata per un satellite (1969) di Bruno Maderna, ideate e dirette da Luciano Garosi, hanno visto impegnati una decina di strumentisti, alcuni dei quali hanno realizzato delle vere e proprie “orbite musicali” attorno alla sfera di Santucci e creato un dialogo con citazioni tratte dal Sidereus Nuncius di Galileo.